Il 16 marzo 1979 venne messo in programmazione nei cinema americani il film del regista James Bridges: “Sindrome cinese” che come tanti dell’epoca aveva per tema l’impegno civile e la denuncia. E con più precisione narrava di un incidente in una centrale nucleare della California. Incidente talmente grave che procurava fusione del nocciolo del reattore. Il materiale fuso successivamente forava il basamento in cemento ed acciaio che lo conteneva perforava la crosta terrestre procedendo fino a raggiungere la regione agli antipodi degli Stati Uniti ovvereo la Cina. Nessuno in quei giorni, per quanto impegnato in campagne ambientaliste, poteva immaginare quanto questo film sarebbe stato profetico. Nei giorni ed anni si verificarono infatti tutta una serie di reali e drammatici incidenti che costrinsero tutti i paesi a rimettere in discussione il nucleare che fino ad allora sembrava inarrestabile.
Una ventina di giorni dopo si verificò il primo grave incidente. Nella centrale di Three Mile Island in Pensylvania vi fu infatti una parziale fusione del nocciolo e fuga di materiale radioattivo.
Ma il peggio doveva ancora accadere.
Ed accadde il 26 aprile 1986 alle 1,30 circa nella città di Cernobyl dell’Ucraina al confine con la Bielorussia (all’epoca entrambe apprtenenti all’exURSS) nel reattore numero quattro della centrale nucleare V. I. Lenin.
I reattori della centrale di Cernobyl dovevano essere 6 ed all’epoca dell’incidente gli ultimi 2 erano ancora in costruzione. Erano ovviamente di progettazione sovietica del tipo RBMK-1000 ossia Reaktor Bolshoi Moshchnosty Kanalniy che sta per reattore di grande potenza a canali. Ossia reattori nucleari di potenza moderati a grafite e raffreddati ad acqua leggera. Il loro scopo era: produzione di energia elettrica (circa il 10% di quella totale dell’Ucraina)e di Plutonio per scopi militari. Ed a causa di questa finalità bellica(produzione di plutonio per bombe atomiche) parte dei canonici sistemi di sicurezza erano stati sacrificati all’efficienza del sistema.
Le pecche progettuali di questa classe di reattori erano le seguenti:
- I reattori RBMK erano raffreddati ad acqua leggera e perciò gravati dal problema di produzione nella massa liquida di bolle di vapore ne che riducevano l’efficienza nel raffreddamento del nucleo in speciale maniera se il reattore lavorava a basse potenze. Diretta conseguenza di ciò(se il problema non è compensato con altri interventi) è l'instabilità ed il difficile controllo del reattore alle basse potenze.
- I reattori RBMK avevano anche un difetto progettuale alle barre del moderatore (sostanza che rallenta la reazione nucleare assorbendone parzialmente i neutroni). Esse infatti avevano alla fine della barra di carbonato di boro(moderatore) avevano un prolungamento di un metro in grafite. Le estremità delle barre in grafite quando immerse nell’acqua del nocciolo oltre a non moderare la reazione sottraevano acqua del raffreddamento che aveva anch’essa funzione di moderatore e quindi per qualche secondo paradossalmente anzi ché rallentare la reazione l’incrementavano.
- Il raffreddamento nei reattori RBMK procedeva verticalmente e questo produceva stratificazioni di temperatura che ne riducevano l’efficienza.
Tutte queste pecche tuttavia (ben note a tecnici esperti) non avrebbero avuto i gravissimi effetti che ci troviamo a raccontare se ad esse non si fossero sommate una serie di eventi fortuiti, gravi negligenze e violazioni delle procedure di sicurezza da parte del personale che gestiva la centrale. Personale che le inchieste successive hanno accertato anche non avere l’esperienza e le conoscenze dei problemi tecnici che limitavano il reattore.
Le negligenze e le violazioni delle procedure di sicurezza che condussero all’incidente di Cernobyl furono:
- Disattivazione di tutti i sistemi di sicurezza. Procedura assolutamente proibita dal manuale operativo del reattore.
- Estrazione dal core del reattore di ben 204 barre di moderatore su un totale di 211. In tale maniera rimasero inserite nel nocciolo solo 7 barre di moderatore. I manuali operativi del reattore imponevano che con la struttura in funzione il numero minimo di barre inserite doveva essere di almeno 30.
La cronologia degli eventi che condussero al disastro.
Era stato programmato lo spegnimento del reattore 4 per manutenzione e approfittando di questa occasione si voleva condurre anche un esperimento: valutare se l’inerzia della turbina/alternatore senza alimentazione di vapore era in grado di far funzionare i sistemi di sicurezza (pompe che assicuravano la circolazione dell’acqua refrigerante del nocciolo) per il tempo necessario ai generatori diesel di emergenza ad intervenire( circa 90 secondi).
Nel condurre l’esperimento anche la fatalità ci mette il suo zampino.
L’operatore addetto alla manovra, per qualche misterioso motivo, introdusse troppo le barre del moderatore facendo raggiungere alla centrale una potenza bassissima. In queste condizioni di bassa potenza si produce nelle barre Xeno-135 che assorbe neutroni e quindi fa calare ancora di più la potenza del reattore. In condizioni di bassa potenza i reattori RBMK secondo le procedure di sicurezza, data la loro instabilità , dovrebbero essere immediatamente spenti.
Il personale della centrale decise invece di non spegnere il reattore ed attivarono le pompe di circolazione di acqua di raffreddamento extra. Circolazione che abbassò ulteriormente la potenza del reattore. Per farla risalire rapidamente i tecnici decisero allora di estrarre quasi tutte le barre del moderatore tranne sette. Contemporaneamente spensero i sistemi di sicurezza extra (pompe di ricircolo acqua raffreddamento) per iniziare l’esperimento. Il reattore era a quel punto in una fase di forte instabilità e le sacche di vapore che si erano create avevano determinato un minor assorbimento di neutroni da parte del fluido di raffreddamento. Per tale effetto la reazione iniziò a crescere facendo salire rapidamente la temperatura dell’acqua. Resosi conto di tale problema il personale per evitare disastri azionò il sistema automatico di innesto delle barre del moderatore. Queste iniziarono a scendere introducendo newl core per primo la grafite che non rallentava la reazione ma l’accelerava. Il conseguente repentino aumento di temperatura deformò i canali di introduzione e le barre si incastrarono e si bloccarono. La temperatura allora aumentò a dismisura e l’acqua si dissociò generando grandissimi volumi di idrogeno. Si innescò così una prima esplosione (non nucleare ma dei gas contenuti nella struttura). Esplosione che fece saltare il coperchio d’acciaio del nocciolo di circa 1000 tonnellate. I materiali del nocciolo ad altissima temperatura a contatto con l’ossigeno presero fuoco e generarono un violentissimo incendio. Incendio che insieme alla esplosione liberò all'esterno una gran quantità di materiali radioattivi provenienti dal nocciolo scoperto e semifuso.
Disastrosi effetti che il disastro produsse.
Le conseguenze della fuoriuscita della nube radioattiva che si disperse rapidamente in tutta Europa sono così riassumibili:
- 65 morti tra personale della centrale e primi soccorritori (militari e pompieri) per esposizione diretta alle radiazioni. Secondo un bilancio ufficiale delle Autorità.
- 4.000 morti per leucemia e tumori (nell’arco di 80 anni) tra soccorritori, liquidatori (coloro che lavorarono per mettere in sicurezza il sito dopo l’esplosione) e popolazioni a ridosso della centrale. Secondo una stima delle agenzie dell’ONU.
- 6.000.000 di morti nell’arco di 70 anni nel mondo per le radiazioni che si scaturirono in seguito all’esplosione e scoperchiamento del reattore. Secondo una stima di Greenpeace contestatissima anche dalle agenzie dei Verdi Europei
Nei giorni e settimane successive un esercito di persone per lo più pompieri e militari male equipaggiati si prodigarono a spegnere gli incendi raccoglier il materiale radioattivo disperso in seguito all’esplosione ed a ricoprire il nocciolo semifuso, che comunque contrariamente a quanto profetizzava il film non era riuscito a forare la crosta terrestre ma si era raccolto nel basamento, in un enorme sarcofago di cemento per bloccare le radiazioni provenienti dal nocciolo scoperto.
La cattiva qualità dei materiali utilizzati ha però determinato un gran numero di crepe nel sarcofago e così nel G7 tenutosi a Denver nel 1997 fu creato ilChernobyl Shelter Fund che doveva raccogliere fondi per la ricostruzione e messa in sicurezza del sarcofago con una spesa preventivata di 780 milioni di dollari. Ad oggi purtroppo nessun reale intervento è stato ancora effettuato ed intanto la spesa è lievitata ad un miliardo di dollari.
Approfondimenti su: disastro di Cernobyl in centrali nucleari o in energia Nucleare.